Si appoggiò ad una auto parcheggiata vicino al marciapiede e strillò: "Aiutooo!!
Qualcuno mi aiuti, per favore!". Dopo qualche secondo udì di nuovo un sibilo ed
uno schiocco metallico sulla sua destra, vicino al suo fianco. Cazzo! Gli stavano
sparando di nuovo! Non era possibile! Si ritrovò a correre un'altra volta a
perdifiato, svoltando dove capitava. Si fermò ansante vicino all'angolo di un palazzo.
Non riusciva nemmeno a respirare. Boccheggiava. Dalla bocca gli usciva un sibilo
ed il cuore tuonava nel suo petto. Lentamente riprese a respirare in modo normale.
Si guardò intorno. Non era mai stato in quel posto. Probabilmente correndo aveva
oltrepassato il centro. Doveva tornare indietro. Di certo l'unico posto sicuro in quel
momento era il suo appartamento. Girò zoppicando l'angolo del palazzo, sul quale si
era appoggiato ansante, e si trovò di fronte un uomo dalla corporatura normale e
dallo sguardo torvo. L'individuo lo guardò, gli venne ancora più vicino, si appoggiò
l'indice della mano sinistra sulle labbra ed infine con l'altra mano gli appoggiò una
cosa fredda alla gola. Si rese subito conto che si trattava di una lama di coltello.
Nessuno aveva ancora detto una parola. Paolo capì improvvisamente, non per nulla
veniva da una grande città, che quel tizio era un volgare rapinatore e che voleva dei
soldi. Mise la mano in tasca, tirò fuori il portafoglio e glielo porse. Ricevette solo
un cenno di diniego. "Ma allora che cazzo vuoi?", urlò Paolo. L'altro lo guardò negli
occhi per un lungo istante, scosse lentamente la testa e poi mosse velocemente la
mano lateralmente. Poi l'uomo si girò e scomparve nella notte. Paolo cadde
lentamente in terra, e giacque riverso, con gli occhi aperti verso il cielo pieno di
stelle. Un caldo umido gli riempiva la gola. La vita correva via dalla nuova ferita.
Avrebbe voluto tanto urlare di nuovo, ma davvero non poteva. La cosa che non gli
andava giù era quel silenzio che lo circondava dappertutto. Lui odiava il silenz......
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