Dopo pochi minuti stava già discorrendo con il tizio del tavolo accanto al suo, non
ricordava nemmeno di cosa, tanto quello che voleva era solo udire il suono di una
voce umana e parlare a ruota libera, anche di cose futili. Era rimasto lì per ore ed
aveva anche bevuto abbastanza. Alla fine, a malincuore, era risalito in automobile ed
era tornato al paese "del silenzio", come ormai lo chiamava dentro di sè. Purtroppo
doveva completare la cura per l'esaurimento e questo era l'unico motivo che lo
tratteneva in quel posto. Poi, senza preavviso, l'auto si era fermata alla periferia
di Vitrulio ed il motore si era rifiutato di ripartire. Anche la batteria era durata
pochi minuti di più, a forza di tentativi di accensione andati a vuoto. Così era sceso
e si era avviato a piedi verso il suo appartamento. Erano le dieci di sera ed era molto
irritato. Ovviamente intorno a lui c'era una silenzio totale. Perfino il marciapiede
sembrava assorbire in modo eccessivo il rumore dei suoi passi. Dopo un poco arrivò
in prossimità del centro del paese. La passeggiata aveva fatto svanire buona parte
del suo nervosismo. Il vino bevuto nel pomeriggio cominciò nuovamente ad infondergli
una buona dose di allegria in corpo. Solamente quel silenzio opprimente lo infastidiva
ancora parecchio. In giro non si vedeva nessuno e tutte le finestre delle case erano
buie. Un pensiero malizioso gli attraversò la mente: il rumore poteva farlo lui, alla
faccia di quei bifolchi che vivevano in quel posto di merda! Per un po' continuò a
camminare, ma l'idea di scuotere anche solo per un attimo la quiete intorno a lui,
gli sembrava sempre più divertente. Così si fermò e si mise a cantare a squarciagola,
con una voce possente e baritonale, uno stornello osceno: "Osteria del cimitero!
'E successo un fatto nero! Due cadaveri...", un violento scroscio d'acqua lo sfiorò
e si infranse vicino alle sue scarpe.
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